mercoledì 6 gennaio 2010

Cammina cammina

Cammina cammina (1983) Regia, soggetto e sceneggiatura di Ermanno Olmi. Fotografia di Gianni Maddaleni ed Ermanno Olmi. Musica di Bruno Nicolai. Con Alberto Fumagalli, Antonio Cucciarré, Eligio Martellucci, Renzo Samminiatesi, Lucia Peccianti, Anna Vanti, e altri attori non professionisti . Girato a Volterra e nei dintorni, in Toscana. Durata: 171 minuti

E’ la storia dei Re Magi, e del loro viaggio verso una meta ignota ma certa. Noi seguiamo il loro percorso, insieme a Ermanno Olmi, attraverso uno di loro: Melchiorre.
All’inizio di “Cammina cammina”, il bambino che è figlio del sacerdote cerca di proteggere l’agnello dal sacrificio previsto. Il padre, che è Melchiorre, vuole invece che lui assista, come si è sempre fatto, perché pensa che anche il bambino diventerà sacerdote e dovrà un giorno sovrintendere ai sacrifici. Ma il bambino fugge, tira pomodori contro l’ara sacrificale, non vuole vedere spargere il sangue dell’agnello, dice che non sarà mai sacerdote e che da grande farà il panettiere. Il padre è un’ottima persona, e la prende bene: è un bambino, e poi conosce bene le Scritture (gira da sempre con il Libro in mano, ne è il custode); si farà, basta dargli tempo. Ma proprio quella notte arriva la Cometa; e il sacerdote va dal Re.
Olmi mette il Re dentro una gran caverna, dall’aspetto maestoso di cattedrale; lo veste di quelli che a noi sembrano pelli e stracci, ma si capisce che per la sua gente sono cose di lusso, non è mica come oggi, quelle pelli e quei tessuti sono cose rare e preziose, degno ornamento di un re.
Davanti al Re, e davanti ai fedeli riuniti nella Cattedrale, il Gran Sacerdote fa questo discorso molto irritato:
Melchiorre: (...) Accogliete le parole del nostro Signore di questa città, e voi tutti prestate attenzione all’avvertimento del nostro Dio. Dite al Signore quando sentite il bisogno della mia presenza: nessuno vi costringe a calpestare le pietre dei miei cortili, perciò smettetela di portare offerte inutili. Il vostro incenso mi reca disgusto, le vostre sacre adunanze mi infastidiscono così come le vostre feste e i vostri riti, che ormai non sopporto più. Quando unite le mani verso di me, io giro il mio volto e non ascolto le vostre preghiere, perché le vostre mani sono insanguinate. Lavatevi e purificatevi, grida il Signore: non voglio più vedere l’ipocrisia del vostro comportamento.
Il Re: Di solito, voi pregate nel silenzio dei vostri templi: come mai stanotte tante parole?
Melchiorre: Il Signore, padre della vita, che è nascosto nella sua essenza infinita e stupefacente, è al di sopra di ogni nostra comprensione, e quindi di ogni nostra parola...
Segue l’annuncio della Cometa, che è il segno della venuta del Re: non quello terreno, ma quello che è Re di tutti gli uomini. Si organizza dunque la spedizione, verso meta ignota: il cammino lo si troverà per strada, passo dopo passo, seguendo la Stella. Una gran mole di gente, pellegrini e mercanti, con carri e soldati, si mette in cammino con Melchiorre. Il bambino, figlio di Melchiorre, va a prendere il Libro e trova subito i passi che gli indica il padre.
Forse non è un film del tutto riuscito, forse è troppo lungo, sicuramente è fuori moda (sarà sempre fuori moda, grazie al Cielo!), ma ha una grande carica di simpatia e molta spontaneità.
Ha molto delle Sacre Rappresentazioni, cioè del teatro popolare e contadino, e somiglia molto ai Maggi che si tengono da sempre (ancora oggi) sull’Appennino tosco emiliano; e viene subito alla memoria anche un altro corteo buffo e scalcagnato, quello dell’Armata Brancaleone.
Gli attori sono tutti non professionisti: Olmi si diverte a scegliere volti e persone, gli uomini sono quasi tutti di estrazione contadina, quel tipo che ormai si sta estinguendo (ed è una tristezza); le donne sono tutte belle, le più giovani dai lineamenti fini e delicati, come sempre nei film di Olmi.
Io trovo bellissimo il Centurione (Eligio Martellucci), un signore che nella sua vita vera (fuori dal film) è forse un contadino o forse un buttero maremmano, e che il Re mette a capo della scorta al corteo di Melchiorre; trovo belle anche le sue parolacce, il suo impuntarsi, e anche il “gas” del suo mezzo di locomozione (i duetti del Centurione col suo cavallo, spesso involontari, sono tra le cose più divertenti della storia del cinema) si merita il suo spazio nel film di Olmi.
Melchiorre cavalca un asino bianco; quando, dopo un lungo percorso, oltre la montagna, troveranno gli altri Magi, Gaspare avrà i cammelli e Baldassarre (un attore con un leggero handicap psichico, molto dolce e gentile) è sull’elefante.
Sulla montagna, Melchiorre incontra il diavolo: è un uomo con un fuoco acceso, che cerca di deviare il corteo con la scusa dell’asperità del sentiero (che in effetti farà abbandonare a molti l’impresa, così come il ponte pericolante).
Il film si snoda proprio come il cammino della vita, con asprezze, debolezze, rinunce, abbandoni. Abbandonerà anche la principessa grassottella, vicino alla cima della montagna; consegna uno scrigno alle due ragazze (forse prostitute) che le sono state vicine, e dice di portarlo al Messia: «...contiene gioielli e pietre preziose; ma se davvero è un grande Re, cosa volete che gli importi di queste cose?».

Una volta che i tre Magi si sono incontrati, e continuano insieme il loro cammino, il racconto segue fedelmente quello che ci insegna la tradizione. Il corteo giunge ad una grande città, ma non è lì che nascerà il Bambino; il re cerca di avere notizie dai Magi, li farà spiare, i Magi dovranno cambiare il loro percorso. E il Bambino, come sappiamo, nasce in una grotta poco lontano dalla città.
- E’ un bambino come gli altri...
- E certo: cosa ti aspettavi?
E’ il dialogo tra due del corteo dei Magi, quando il Bambino piange: “com’è piccolo”, dicono tutti. E forse è davvero questo il Mistero, racchiuso tra la nascita e la morte: quella di Cristo, ma anche la nostra. E’ una vera Epifania, la manifestazione della divinità nel mistero della nascita.
Nel finale, ormai sulla strada del ritorno, l’uomo con la barba rimprovera a Melchiorre di essere fuggito davanti al pericolo di Erode: era suo dovere restare là, a difendere il Bambino, anche a costo di farsi ammazzare... « Anche tu non sei un eroe, perché lo dici soltanto ora che siamo al sicuro?», gli risponde il sacerdote.
Ma poi, nel finale, c’è davvero la strage degli innocenti; ed è solo per ridarci un po' di buon umore che il film si chiude quando si sente il centurione borbottare perché gli hanno rubato il su’ bel cavallo bianco. E, in vista, ecco apparire le mura di casa.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ho rivisto oggi questo film.
Lo trovo davvero bello e commovente.
il finale è sferzante
la lentezza del film per altri esagerata mi è parsa piacevole. quasi da sperare che il film non finisse mai (per me è sempre uno shock la fine di un film
bregolin adriano

Giuliano ha detto...

Sono d'accordo su tutto, soprattutto mi piaccione le facce, le persone. Sono tutte persone belle, come sempre in Olmi quando può scegliere da solo.
Secondo questo è un film che deve essere lungo, se fosse corto sarebbe un'altra cosa: è il nostro cammino che è lungo, anche nella nostra vita funziona così.
Grazie del commento!

luciano ha detto...

vedo esiste un dvd italiano ma chi l'ha pubblicato? grazie

Giuliano ha detto...

Luciano, mi dispiace...la locandina l'ho trovata su internet, io purtroppo il dvd non ce l'ho.