martedì 12 gennaio 2010

Lancillotto e Ginevra ( I )

Lancelot du Lac (Lancillotto e Ginevra, 1974) Scritto e diretto da Robert Bresson. Liberamente tratto da Chretien de Troyes. Fotografia di Pasqualino De Santis. Musica di Philippe Sarde. Con Luc Simon (Lancelot), Laura Duke Condominas (Ginevra), Humbert Balsan (Gauvain), Vladimir Antolek-Oresek (Re Artù), Patrick Bernhard (Mordred), Arthur de Montalembert (Lionel) Durata 85 minuti
Scatole di latta, armature, morti senza volto, scheletri appesi ai rami dentro l’armatura, uguali, indistinguibili gli uni dagli altri. Sangue che sgorga a fiotti, rosso come inchiostro; distruzione, violenza, fuoco: anche in chiesa. Musica di cornamuse e tamburi da battaglia.
Una didascalia riassume la ricerca del Graal: per molti Cavalieri divenne la ricerca di qualcosa per sè stessi e non per il bene comune, la ricerca di poteri magici e soprannaturali. Anche per questo, forse solo per questo, la ricerca del Graal è fallita e ci sono stati morti e violenze.
Una donna nel bosco raccoglie legna e la lega in fascine. Con lei una ragazza molto giovane, e un uomo: probabilmente la sua famiglia. La donna ha in testa un cappello sformato che le copre gli occhi, come se fosse una veggente (Tiresia?).
Nel bosco, rumore di zoccoli di cavalli. Passa un cavaliere, ben chiuso dentro la sua armatura.
Donna anziana: Colui che comparirà annunciato dal rumore dei suoi passi morirà durante la notte.
Ragazza: Anche se saranno i passi del suo cavallo?
Donna: Anche se saranno i passi del suo cavallo.
Ragazza: Lo hai detto anche per gli uomini che sono passati l’altro giorno.
Donna: Perché sono comparsi tutti col medesimo segno.
Arriva davanti a loro il cavaliere a cavallo.Cavaliere: Ho smarrito la strada. Dove sono?
Donna: Questo è Escalot. Vi indicherò io la via giusta.
Lo accompagna a piedi per un tratto.
A questo punto partono i titoli di testa, ritmati dalle cornamuse e dai tamburi militari.
Il Cavaliere perduto è Lancillotto. Lo vediamo, a notte fonda, accolto al campo da Galvano (Gauvain), poi dagli altri cavalieri della Tavola Rotonda. Galvano è molto giovane, Lancillotto è un uomo forte e magro sui trent’anni.
- Eri tra i primi e poi sei finito in coda a tutti.
- A Escalot ho perso la strada.
Nitriti lontani, movimenti nel campo. I nitriti dei cavalli saranno una costante del film, così come il rumore delle armature mentre i cavalieri camminano: nitriti e rumori di ferraglia sono forse la vera colonna sonora del film (una colonna sonora continua) ancora più delle musiche bretoni e delle cornamuse.
S’avanza Artù, che accoglie Lancillotto. I due hanno più o meno la stessa età, Artù ha una corta barba nera.
- Sire, non vi porto il Graal. Le mie mani sono vuote.
- Il Graal: quanto sangue versato invano. Tu almeno sei stato risparmiato.

Giorno. Cavalli abbeverati, scudieri al lavoro. Lancillotto esce dalla sua tenda, senza elmo ma con la cotta di maglia ancora addosso. Breve dialogo con lo stalliere, che lo informa che per la Messa c’è ancora tempo.
Lancillotto va quindi a trovare Ginevra; le bacia la veste. Il loro incontro avviene in un fienile, al piano superiore, di nascosto. Ginevra si siede su una panca di legno, in mezzo al fieno.
Ginevra: Adesso puoi parlare, puoi dirla quella parola.
Lancillotto: Ti amo, Ginevra.
Ginevra: Dillo ancora.
Ma Ginevra nota che Lancillotto non ha più l’anello che lei gli aveva donato; gliene chiede spiegazione.
Lancillotto: Il Graal, l’ho visto.
Ginevra: Il Graal...
- In una chiesa in rovina, dove andai a rifugiarmi una notte. Una voce mi accusò di furberia, doppiezza, viltà. Indietreggiai atterrito. Quella voce l’ho ancora nelle orecchie.
- Hai sognato.
- Non sarò più il tuo amante, Ginevra. Ho fatto il giuramento a Dio, sulla mia spada.
- Non può essere vero.
- Sì, è vero.
- Dio non può accettare un giuramento contrario a quello che tu hai fatto a me.
- Io ora ti domando di sciogliermi da quel giuramento, Ginevra.
- Ma io mi sono data a te, e tu mi hai presa.
Silenzio. Lancillotto abbassa il capo. Ginevra si alza e se ne va, in silenzio.
Lancillotto va a Messa, dove trova tutti, anche Ginevra.
Canti gregoriani, rumore d’armature, gambe, buio, volto di Ginevra. Dopo la Messa, Artù si ritrova nella sala della Tavola Rotonda con Galvano e Lancillotto. Il Castello, e anche la Tavola Rotonda, hanno un aspetto rustico, contadino.
Artù: Questa sala verrà chiusa.
Lancillotto: Perché chiusa? Non ci convocherete più?
Artù: Convocare chi? (elenca i nomi dei morti, toccando volta per volta la loro sedia).
Infine arriva Mordred, che ha una gran barba nera. Mordred è l’unico che non si è lanciato nella ricerca del Graal, ritenendola un’impresa vana; Galvano lo rimprovera per questo, con parole dure. Mordred si ritira per non dover rispondere a Galvano, ma lascia intendere che per lui è stato solo buon senso non partecipare alla ricerca del Graal.
Artù: Amici miei, sono angosciato. Abbiamo offeso Dio. Dobbiamo attribuire questi morti alla nostra colpa, al segno della Sua giustizia. E il silenzio di questo castello dice che Dio si è allontanato da noi e ci ha abbandonati.
Galvano: Riformiamo i nostri ranghi, zio.
Artù: Non mi sento l’animo di sostituire con gente raccolta frettolosamente tanti compagni così nobili e generosi. Bisogna attendere.
Galvano: A braccia incrociate? Attendere cosa?
Artù: Abbiamo subito un colpo terribile. Attendiamo che Dio ci faccia la grazia di ispirarci.
Lancillotto: E se non dovesse succedere?
Artù: Lasciamo la risposta a Lui. Esercitatevi. Restate uniti. Dimenticate le vostre liti, rinsaldate ora per ora la vostra amicizia.
Rimasti soli, i due cavalieri continuano la conversazione. “Avrei voluto perfezionarmi in altre cose, non nelle armi” dice Lancillotto a Galvano. Il giovane cavaliere gli confida invece le grandi speranze che tutti nutrono in lui, Lancillotto. Ma Lancillotto si defila.
Rumore di ferraglia, nitriti lontani. In una sala del castello, Galvano conversa con Ginevra.
- Lancillotto si sta facendo santo, tra poco avrà il nome sul calendario.
- Invece per vedere voi diventare santo bisognerà attendere molto, suppongo.
- Vado a messa e faccio la comunione a Pasqua, Dio non mi domanda di più e mi ha voluto così.
- Ti ha dato la vita perché la amassi.
- La amerei molto di più se non vedessi in giro certe facce.

Galvano incontra Artù, che è suo zio.
- Zio, voglio fare qualcosa. Datemi un compito.
- Te l’ho dato un compito. Prega, Galvano: bisogna pregare.
- Pregare!

Lancillotto e Ginevra ancora soli, nel fienile. Ginevra dice a Lancillotto che non c’è minaccia, sono solo loro fantasie; ma Lancillotto insiste per essere sciolto dal voto fatto a Ginevra.
- Orgoglio, peccate di orgoglio – gli dice Ginevra. – Avete ucciso, saccheggiato, incendiato, sempre in nome di Dio...E’ una lunga scena, che potrebbe stare anche in “Au hasard, Balthazar”.
- Dio non riuscirà a separarci – dice Ginevra alla fine dell’incontro. Nell’andarsene, dimentica uno scialle sulla panca di legno. Lo scialle verrà in seguito raccolto da Mordred.
Notte. Luna piena. Lancillotto nel suo giro (quasi come Enrico IV in Shakespeare) incontra Galvano e altri tre cavalieri che guardano le nuvole.
Lancillotto: Che fate là col naso in aria?
Galvano: Guardiamo la luna. Carmaduc dice che quella nuvoletta la sommerge come per annegarla, io dico invece che la stringe.
Lancillotto: E che cosa significa?
Galvano: Che finiremo tutti affogati se non prenderemo subito il largo.
Terzo cavaliere: Guarda, la nuvola se ne va.
Continua il giro notturno di Lancillotto per l’accampamento. Lancillotto va da Mordred: gli chiede di tornare ad essere amici, ma Mordred non vuole. Mordred ha lo scialle di Ginevra.
- Mordred, vi sto tendendo la mano: non rifiutate.Ma Mordred non si muove. Lancillotto ripiega il braccio teso, esce dalla tenda di Mordred.
Giorno, cavalli, scudieri. Galvano commenta con Lancillotto il rifiuto di Mordred: un tempo, per molto meno, ne sarebbe nato un duello.
- Dominarsi è una forza.
- Ma lui la prenderà come una debolezza. Dirà che sei fuggito, che ti senti colpevole.
- Colpevole di cosa?
- Non lo so, ma so che tutti stanno passando dalla sua parte. Ci stai perdendo uno per uno.
Lancillotto prende briglie e finimenti lussuosi, “che gli sono molto cari”, e ne fa dono a Galvano.
Lancillotto in chiesa, da solo davanti alla Croce, chiede a Dio di non abbandonarlo.
(continua)

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