domenica 21 febbraio 2010

Hammett - Indagine a Chinatown

Hammett, indagine a Chinatown (Hammett, 1979-82) Regia di Wim Wenders. Prodotto da Francis Ford Coppola. Scritto da Joe Gores, Dennis O’Flaherty, Thomas Pope, Ross Thomas. Fotografia di Joseph Biroc. Musica di John Barry. Con Frederic Forrest (Hammett), Lydia Lei (Cristal Ling) Peter Boyle (Jimmy Ryan), Marilu Henner (amica di Hammett), Elisha Cook jr (Ely il tassista), Michael Chow (Fong), Silvia Sydney (direttrice casa per ragazze) Jack Nance (Gary Salt), Royal Dano (Pops), Samuel Fuller (un uomo anziano) Durata: 97 minuti

“Hammett” è l’unico film di Wenders dove in locandina non c’è nemmeno uno dei suoi abituali collaboratori: non c’è Robby Müller, direttore della fotografia, non c’è la musica di Jürgen Knieper, non c’è nemmeno Rüdiger Vogler. La troupe è composta al completo da collaboratori di Francis Ford Coppola, che è il produttore del film. “Hammett” è anche l’unico film di Wenders che non sembra un film di Wenders: se non l’avete mai visto e lo incontrate per caso su qualche tv, sarà ben difficile indovinare chi ne è l’autore. A dirla tutta, “Hammett” sembra un film di Francis Ford Coppola: e a me piacciono molto i film di Coppola, anche “Hammett” è un buon film, ma io speravo vedere un film di Wenders, e invece...
A questo punto della sua carriera, anche per via dell’occasione di collaborare con un grande regista americano, Wenders ricade nell’errore già commesso qualche anno prima con “La lettera scarlatta”, cioè di accettare una produzione non sua. Ma “La lettera scarlatta”, che è il secondo film di Wenders da regista professionista, ha già molto di personale; in “Hammett” è come se Wenders scomparisse, e in effetti la lavorazione del film fu molto travagliata; ma a questo proposito, preferisco rimandare a ciò che ne racconta Wenders stesso (ne pubblico un estratto alla fine di questo post).
Sul piano mio personale, da spettatore, a questo punto ero davvero deluso. Avevo conosciuto Wenders con “Nel corso del tempo”, e mi aspettavo da lui film simili a quello: sarebbero arrivati, a partire proprio dal film successivo a “Hammett”, “Lo stato delle cose”, ma in questo 1980-82 era difficile immaginarlo. Superato il più che legittimo momento di crisi personale, sarebbero poi giunti due capolavori come “Paris Texas” e “Il cielo sopra Berlino”:
C’è un’altra mia difficoltà personale da confessare, ed è che io non ho mai amato questo genere di storie, i gialli, i detectives privati, le storie “hard boiled”, i fumetti di “Spirit”: insomma Dashiell Hammett e dintorni. A Wenders invece il genere piace, ci ha giocato parecchio, ha messo un intreccio di questo tipo perfino in “Così lontano così vicino”, e io davanti a queste cose sono sempre rimasto un po’ perplesso. E’ un bel film “Hammett”? Non lo so, bisognerebbe chiederlo agli appassionati di “noir”.
Mi ha invece colpito molto, in positivo, leggere la biografia del vero Dashiell Hammett: un incontro che ho fatto qualche anno fa e che mi ha fatto ricredere su questo mondo. Vado a curiosare su wikipedia e ne riporto qualche estratto: « Dashiell Hammett nacque a St. Mary's County, sulla costa orientale del Maryland. A causa delle precarie condizioni finanziare della famiglia, dovette lasciare la scuola all'età di 13 anni e fece i lavori più disparati prima di diventare, all'età di vent'anni, un investigatore per l'Agenzia Pinkerton, attività che diventerà l'ispirazione per le sue opere. Durante la prima guerra mondiale si arruolò nel servizio di ambulanze dell'esercito statunitense, ma si ammalò di tubercolosi e passò la guerra in ospedale. Il suo primo racconto, "The Road Home" ("La strada di casa") fu pubblicato dalla rivista Black Mask nel 1922. (...) Dal 1929 si dedicò soprattutto a un altro investigatore privato, Sam Spade, che diventerà uno dei personaggi più celebri del romanzo giallo statunitense. Nel 1931 iniziò una relazione trentennale con la scrittrice di teatro Lillian Hellman. Nel 1934 scrisse il suo quinto e ultimo romanzo, poi lavorò per il cinema e si dedicò all'attivismo politico di sinistra. Nel 1937 si iscrisse al Partito comunista statunitense. Nel 1942 riuscì ad arruolarsi di nuovo, nonostante la tubercolosi, e fu inviato con il grado di sergente nelle Isole Aleutine, dove curò la redazione di un giornale dell'esercito.
Al suo ritorno dalla guerra, Hammett era affetto da enfisema e il suo alcolismo era peggiorato. Nel 1948 riuscì a liberarsi dal vizio dell'alcool, ma iniziò a pagare per le sue idee politiche. Per aver contribuito in qualità di tesoriere a un fondo per la cauzione di sospettati comunisti in attesa di processo, fu processato e intimato a testimoniare sui nomi dei contribuenti al fondo. Hammett rifiutò di testimoniare e fu condannato a sei mesi di carcere per oltraggio alla corte. Al suo ritorno in libertà scoprì che il suo nome era sulle "liste nere": Hollywood troncò ogni rapporto di lavoro con lui e le trasmissioni radiofoniche basate su materiale dello scrittore furono sospese. Fu di nuovo citato in tribunale contro lo stato, per una causa di tasse arretrate che si chiuse con la confisca di ogni suo bene. Hammett si ritirò in solitudine, in stato di povertà, vivendo da solo fino al 1956, quando il continuo aggravarsi della sua salute lo costrinse, malgrado il proprio orgoglio, a trasferirsi in casa della Hellman. Nel 1960 la tubercolosi si trasformò in cancro e diede inizio un'agonia destinata a protrarsi fino al 10 gennaio 1961 quando Hammett morì in un ospedale di New York. Come veterano di due guerre mondiali, fu sepolto al cimitero nazionale di Arlington. Molti dei suoi romanzi diventarono film, a partire da “Il falcone maltese” (...) che rimase nella storia per la versione di John Huston del 1941 (...) » (biografia di Dashiell Hammett, da wikipedia)

Nel film, Dashiell Hammett è interpretato da Frederic Forrest, un bravo attore allora sulla cresta dell’onda, che è somigliantissimo al vero Hammett; ma nel brano che riporto qui sotto Wenders fa i nomi di Gene Hackman e di Sam Shepard, e sarebbe stata tutta un’altra storia. Il film si svolge a Chinatown, e molti attori sono cinesi d’America: di loro so pochissimo, così come di quasi tutto il cast. Però ci sono in parti di fianco molti attori famosi degli anni ’40 e ’50: Elisha Cook jr (Ely il tassista, l’unico accenno nel film all’impegno politico del vero Hammett), Silvia Sydney (la direttrice della casa d’accoglienza per ragazze, protagonista da giovane di uno dei film più belli di Hitchcock), Royal Dano (“Pops”), e il regista Samuel Fuller (“un uomo anziano”) che avevamo già visto in “L’amico americano” e rivederemo – sempre col sigaro in bocca - in “Lo stato delle cose”.
- Wim Wenders, da “Stanotte vorrei parlare con l’angelo”, ed. UbuLibri:
Hammett (Id., 1979/82) è stato un lavoro su ordinazione. Nel Natale del 1977 stavo in Australia per scrivere una storia di fantascienza, quando ho ricevuto da Coppola la proposta di girare un film su Dashiell Hammett tratto dal romanzo di Joe Gores. (...) Nel film volevo mettere in scena un personaggio che è stato detective. Poi, a causa di una malattia, inizia a scrivere, scopre di avere talento, diventando narratore di un lavoro da lui conosciuto bene che trasforma in letteratura - una carriera sorprendente. Francis condivideva il mio punto di vista, ma produceva per conto della Orion e lo Studio si aspettava un "film d'azione" all'americana. Quando Francis ha visto il primo montaggio, dove tutto era imperniato sulla figura dello scrittore, ha temuto che lo Studio non l'accettasse. (...) Se si fanno troppi preparativi alla fine il film ti sfugge di mano; per questo in seguito ho forzato la troupe a iniziare le riprese de Il cielo sopra Berlino (1986/87) anche se niente era a punto. Mi sono detto: "Ancora due settimane e non comincerò mai più; tutto sarà pronto alla perfezione ma il film non funzionerà". Il grande problema con Hammett è stato proprio l'eccessivo tempo di preparazione. In effetti ho girato il film diverse volte. Prima c'è stata la versione radiofonica dall'ultima sceneggiatura di Tom Pope, che era già il secondo sceneggiatore dopo Joe Gores. Francis (...) mi ha messo a disposizione un fonico, mentre io avrei potuto scegliere gli attori e le musiche, fare i rumori di fondo e il missaggio; è stata una bella esperienza. Sam Shepard interpretava Hammett, Gene Hackman Jimmy Ryan (nel film i due ruoli saranno affidati rispettivamente a Fred Forrest e Peter Boyle), il tutto durava due ore. Francis mi propose di affidarsi ad uno "sketch-artist" che avrebbe fatto i disegni di ogni inquadratura. Questi, ripresi in video, accompagnati dalla banda sonora, gli avrebbero permesso di "vedere" tutto il film, suoni e immagini. Poi voleva introdurre questo video di prova nel computer in modo che, ogni ripresa girata e montata definitivamente, avrebbe sostituito una parte dell'abbozzo. Ma quando abbiamo visto il video con i disegni, ne avevamo tutti piene le scatole di quel film. Francis allora ha scaraventato il copione dalla finestra urlando: "Chiamerò un altro sceneggiatore, bisogna ricominciare da zero". Tom Pope voleva gettare il computer dalla finestra e siamo dovuti intervenire in tre per impedirglielo. Nei due mesi in cui il terzo sceneggiatore lavorava, ho girato Nick's Movie (1979/80)... Tornando al sogno di Coppola, di voler "vedere" il film prima che sia girato, è un problema serio: in questo modo un film diventa l'esecuzione di qualcosa già fatto, un "déjà vu". Il novanta per cento dei film americani fallisce proprio per la tendenza a portarli troppo avanti prima di scriverli su pellicola. Per quanto mi riguarda, da questa storia ho imparato che se si innaffiano troppo i semi non spunta più niente.
Con Hammett è stato ancora più complicato perché ho dovuto fare realmente il film due volte. Prima ho girato e montato la versione del terzo sceneggiatore O'Flaherty, quando mancava solo la scena finale, neppure dieci minuti, Francis ha detto di nuovo: "Ricominciamo da zero. Il prossimo sceneggiatore potrà utilizzare qualche sequenza, per il resto rigireremo il film". E in effetti è andata così. È arrivato il quarto sceneggiatore, Ross Thomas, ha tenuto quattro o cinque sequenze e ha riscritto tutto da capo. Ho girato di nuovo il film in quattro settimane. Il montaggio finale era costituito dal trenta per cento del primo film e da settanta del secondo.
In tutte queste contrarietà ha resistito solo il desiderio iniziale di Francis di fare un film con me: entrambi eravamo sufficientemente testardi per riuscirci a tutti i costi.
(Wim Wenders, da “Stanotte vorrei parlare con l’angelo”, ed. UbuLibri)

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