sabato 30 ottobre 2010

Georges Méliès ( III )

- Georges Méliès (1997), documentario di Jacques Mény. Consulenza di Jacques Malthete. Produzione La Sept-Arte-Sodaperaga-Mikros Image. Trasmesso dalla TSI nel 1998.
- Tutto Méliès, 175 cortometraggi in cofanetto da 5 dvd. editore Morris Casini & Partners www.casinieditore.com

I film di Georges Méliès hanno date che sembrano improbabili: 1898, 1899... Viene voglia di leggerle due o tre volte per essere sicuri che siano giuste, e quando bisogna scriverle l'errore è sempre in agguato: che sia 1988, 1989? Invece non c’è niente di improbabile, le date sono proprio quelle lì, fine secolo XIX. Scorrere i titoli dei suoi film fa sorridere, perché ci si ritrova tutto quello che avrebbe interessato il cinema nel secolo successivo: film storici, favole, fantascienza, cinegiornali e docu-fiction, horrors, kolossals, cartoni animati, catastrofici... tutto quello che potete immaginare, tranne forse il western: ma solo perché Méliès era francese, di Parigi. Gli si può rimproverare di aver fatto poche riprese in esterni: l’avventurosissimo “Panorama dal tetto di un treno in corsa” del 1898 è una delle rare escursioni di Méliès fuori dal suo teatro di posa. Non appena la tecnica glielo consente, sperimenta anche il volto in primo piano: lo fa a fini comici, come per il primissimo piano del beone alla fine del film “Il vagabondo e il materassaio” (La cardeuse de matelas, 1906). Primissimi piani seguiranno anche per il Munchhausen (1911) e per il capitano Maloud in “Alla conquista del Polo” (1912); ma generalmente l’inquadratura è fissa, e l’obiettivo variabile viene usato quasi soltanto per i trucchi visivi, per far sembrare nani o giganti gli attori.
Prima dell’invenzione del cinema Méliès era già famoso come prestigiatore ed ilusionista, erede del grande Houdini del quale aveva rilevato il teatro: è dunque più che naturale ritrovare nei suoi film tutto l’armamentario degli oggetti e degli attrezzi del prestigiatore: dadi, ventagli, bauli, botole, carte da gioco, cilindri e conigli, oltre a oche e galline che dovevano essere facili da reperire in cortile. Troviamo anche molti costumi cinquecenteschi e settecenteschi, e molte danze, spesso eseguite da ballerine professioniste. Cosa diranno gli esperti di danza di questi balletti? A me sembrano poca cosa, Méliès pare usare i balletti come riempitivo, per allungare un po’ il film; e poi si sa che le ballerine hanno sempre avuto molto fascino.
Con l’aiuto di un bel documentario tramesso dalla TSI qualche anno fa, provo a ricostruire la sua storia e la sua carriera. Nel 1895 avviene la prima proiezione pubblica dei Lumière; tra il pubblico c’è anche Méliès. Nel 1896-97 Méliès comincia la sua avventura nel cinema, che finirà nel 1913, quando chiude e vende tutto. Come racconterà lui stesso, era esasperato dai creditori e brucerà personalmente tutto il materiale (foto e negativi compresi) che non avrebbe più saputo dove immagazzinare.
Da ragazzo, Georges Méliès vorrebbe fare l’Accademia di Belle Arti, ma i suoi genitori (il padre è un industriale nel ramo delle calzature) si oppongono. Lo mandano invece in Inghilterra, per imparare bene l’inglese. Nel 1884, giunto a Londra, il giovane Georges continua la sua passione per il teatro e va agli spettacoli dell’illusionista David Devant, col quale fa conoscenza. Devant lo prende in simpatia e gli insegna molti dei suoi trucchi.
Al suo ritorno a Parigi, Méliès perfeziona i trucchi imparati e ne aggiunge di nuovi; ma deve tenere i suoi spettacoli di nascosto perché il padre continua a ritenere il teatro un’occupazione non degna.
Nelle sue prime esibizioni, Georges Méliès si presenta quindi sotto il nome di Georges Mélus.
Quando il padre decide di ritirarsi dagli affari, divide la sua proprietà fra i tre figli. Georges vende la sua quota ai fratelli, e col ricavato compera, il 1 luglio 1888, il Teatro Robert Houdin, che terrà per più di trent’anni. Si tratta del teatro del famoso mago Houdini (Robert Houdin era il suo vero nome, “Houdini” fu scelto perché nell’800 i maghi più famosi erano italiani), un illusionista ancora oggi leggendario, di grande successo; il palcoscenico del teatro era stato costruito apposta per gli spettacoli di magia, con botole, nascondigli e pareti mobili. A quel tempo il “Robert Houdin” era in declino, ma Méliès lo sistema e lo riporta ai grandi successi.

Il suo primo spettacolo da proprietario del teatro sarà la “Stroubajka persiana”, una fantasia su temi orientali che verrà poi ripresa nei primi film di Méliès. Segue poi “Le farse della Luna”, che nei film diventerà “La Luna ad un metro” (1898), con Méliès nei panni di un astronomo e Jeanne Darcy, che sarà poi sua moglie, come protagonista. Grande successo hanno anche gli spettacoli di ombre cinesi e le proiezioni con la Lanterna Magica, due antenati del cinema. Con la Lanterna Magica era già possibile fare molti dei trucchi che poi resero popolari i film di Méliès, e le proiezioni erano altamente spettacolari. Oltre a questo, si potevano proiettavare vedute di viaggi, appositamente dipinte su vetro, che agli spettatori piacevano moltissimo: non era ancora tempo di documentari e i viaggi, prima dell’automobile, erano riservati a pochi avventurosi.
Gli esperti di illusionismo dicono che Georges Méliès è stato un mago famoso, non meno di Houdini, e che sarebbe stato ricordato alla pari con gli altri grandi maghi, ma la sua fama come illusionista è stata (comprensibilmente) oscurata dai suoi successi nel cinema.

Fotogrammi da “La lanterna magica” (La lanterne magique”1903) e da “Il viaggio attraverso l’impossibile” (Voyage a travers l’impossible, 1904)

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