domenica 14 agosto 2011

Bergman cartoon

Un accostamento tra il cinema di Ingmar Bergman e i fumetti può sembrare azzardato, ma io mi ci sono messo d’impegno e qualcosa l’ho pur trovato.
Per cominciare, prendo le distanze dalla vignetta di Altan (dal mensile "Linus", anno 1990): che è divertente, ma non del tutto vera perché Bergman ebbe degli ottimi successi di pubblico. Basterà pensare a “Scene da un matrimonio”, a “Sussurri e grida”, ma soprattutto a “Il settimo sigillo”: quando uscì nei cinema io non c’ero ancora, ma posso testimoniare che quando passava in tv faceva sempre colpo, l’immagine del cavaliere che gioca a scacchi con la morte non si dimentica facilmente. Purtroppo oggi “Il settimo sigillo” non passa più in tv, dirigenti incompetenti e incapaci hanno deciso che il bianco e nero non fa audience...(ci sono tante di quelle schifezze inguardabili girate a colori, sono nuove ma non le guarda nessuno: forse sarebbe meglio non trasmettere quelle e tornare a riproporre i capolavori, come si era sempre fatto fino all’avvento di questi imbecilli provenienti dal marketing).
Si è sicuramente ispirato al cinema di Bergman il milanese Guido Crepax, per le sue strisce di Valentina e prima ancora di Neutron: un posto estraneo dove ti parlano in lingua sconosciuta è “Il silenzio”, ma già alla fine degli anni ’50 Bergman aveva cominciato a proporre figure inquietanti e stilizzate, e immagini giocate sulla luce e sui contrasti netti.
Un altro fumetto che nasce nei primi anni ’60 è il “Diabolik” delle sorelle Giussani: siamo su un livello più basso rispetto a Crepax, ma la somiglianza di Eva Kant con Ingrid Thulin è notevolissima e non si può farla passare sotto silenzio. Anche Max von Sydow, che qui (sempre in "Il volto", anno 1959) si è appena tolto una mascheratura degna di Diabolik, è somigliantissimo al fumetto, e secondo me non è un caso.
Anche Erland Josephson in “Passione” (che però è del 1968) sembra uscito da un fumetto di Diabolik; conoscendo i personaggi più famosi di Josephson si può rimanere sorpresi da questa metamorfosi, ma in fin dei conti è questo il mestiere dell’attore.
La Susi della Settimana Enigmistica è quasi gemella di Bibi Andersson in “Il posto delle fragole” e somiglia anche alla Eva Dahlbeck di “Una lezione d’amore”: ma qui più che di ispirazione diretta parlerei di date di nascita in comune, a quel che mi si dice (io non c’ero, e se c’ero dormivo...) negli anni ’50 molte ragazze si vestivano così.
Per finire, i disegni del pittore nel “Settimo sigillo”: che sembrano usciti da qualche fumetto ma sono invece direttamente ispirati all’arazzo di Bayeux e alle miniature dei codici medievali, molte delle quale riportate anche dal medievalista Baltrusaitis nei suoi libri (editi in Italia da Adelphi). Ne porto qui qualche esempio, oltre alla storia dell'arazzo di Bayeux così come è riassunta da wikipedia. (per chi non se ne fosse accorto, nella prima immagine in alto c'è una delle rarissime apparizioni di Ingmar Bergman nei suoi film, "Una lezione d'amore"; l'attore che vediamo di spalle è il protagonista del film, Gunnar Björnstrand).
da www.wikipedia.it
L'arazzo di Bayeux, noto anche con il nome di arazzo della regina Matilde, sembra che sia stato ordinato da Ottone di Bayeux, fratellastro di Guglielmo il Conquistatore. L'arazzo descrive i fatti relativi alla conquista normanna dell'Inghilterra nel 1066. Esso illustra gli avvenimenti chiave della conquista, specialmente la battaglia di Hastings. Si deve comunque notare che circa la metà delle immagini sono relative a fatti precedenti l'invasione stessa. Benché favorevole a Guglielmo il Conquistatore, l'arazzo di Bayeux ha un valore documentario inestimabile per la conoscenza dell'XI secolo della Normandia e dell'Inghilterra: ci informa sul vestiario, sui castelli, le navi, le condizioni di vita di questa epoca che per il resto è poco nota.

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