domenica 18 settembre 2011

Ken Loach ( I )

Quando questo blog era disponibile a tutti, i post su Ken Loach erano tra i meno letti e commentati in assoluto; la stessa cosa era capitata sul blog precedente. Dato che Loach non è solo un grande regista, ma anche una persona molto attenta a quello che succede nel mondo ed è capace di raccontare come pochi una storia d’amore, di questo dato di fatto mi sono sempre molto dispiaciuto. Si trattava di due blog molto visitati, e molto commentati: “abbracci e pop corn” di Primo Casalini (tengo a precisare che il nome del blog non l'avevo scelto io) è arrivato a un milione di pagine viste in meno di due anni, e faceva settecento-ottocento visite al giorno; con “giulianocinema” ero già arrivato sulle cinquecento pagine viste al giorno, in meno di un anno.
Il disinteresse assoluto verso Loach è stato uno dei motivi che mi hanno spinto a chiudere questo blog, e anche uno dei motivi che mi hanno spinto a chiudere con Solimano (Primo Casalini). Infatti, è molto facile avere visite alte, parlando di cinema: basta mettere molte belle immagini (noi lo facevamo) e dedicarsi ai film più visti e più famosi, avendo comunque un orizzonte molto vasto – così si pescano un po’ tutti quelli che passano in rete. Devo dire che questo metodo, a parte i facili entusiasmi iniziali (“mi leggono! mi scrivono!”), mi ha sempre lasciato perplesso, per non dir di peggio.
Su Ken Loach, e penso a titoli come “Riff raff”, “Piovono pietre”, “The navigators”, era invece doveroso informarsi, discutere, parlare. In un Paese civile lo si sarebbe fatto: Loach è inglese, da lui certi problemi sono arrivati prima che da noi, bastava guardare i film di Loach per capire che cosa sarebbe successo, la strada che stavamo prendendo era quella. La grave crisi economica, la chiusura delle fabbriche, i disoccupati e i precari, gli usurai e gli incidenti sul lavoro, i problemi con la religione (la nostra e quella degli altri), raccontati con grande amore e intelligenza, e per di più inseriti in un contesto narrativo da vero cinema: ma no, si sono preferite – chiedo scusa, ma adesso che siamo in pochi posso dirlo – le cazzatine tipo “Avatar”, tipo l’ennesimo film di Christian De Sica coi Vanzina, roba adatta ai bambini di cinque anni e agli adolescenti ignoranti, però magari in 3D (visibilio! ma il 3D è roba vecchia, c’era già negli anni ’40...), e i risultati di questo disinteresse per la vita vera stanno cominciando ad arrivare, e ad essere molto evidenti. A questo punto, prepariamoci: Ken Loach non serve più, quello che vediamo nei suoi film ormai è arrivato anche da noi. Adesso serve, magari, Michael Moore: che in “Roger and me” descriveva già vent’anni fa i Marchionne e la crisi dell’automobile (la General Motors, mica una fabbrichetta come la Fiat), e che in “Bowling at Columbine” – ma no, meglio fermarsi e tornare a Ken Loach, per il quale nutro grandissimo affetto e ammirazione.
Ken Loach è il vero erede di Charlie Chaplin: basterà andare a vedere “Tempi moderni” e “Luci della città” per capire la somiglianza. Storie d’amore tenere e toccanti, la fatica di vivere quando non si è ricchi, e la dura verità quotidiana: non solo Charlie Chaplin, ma Dickens, o magari il miglior De Sica (Vittorio, sia ben chiaro: De Sica Vittorio).
Ho molto trascurato Loach negli ultimi anni, mi sento colpevole ma penso che non sia un caso: la realtà che lui descrive è ormai qui con noi, troppo presente e troppo dolorosa.
I film di Ken Loach che ho visto:
L’agenda nascosta (1990 F.McDormand, B.Cox, J.Norton) ****
Riff raff (1991 R.Carlyle, E.McCourt, R.Tomlinson) ****
Piovono pietre (1993 Bruce Jones, Julie Brown, R.Tomlinson) ***
Ladybird, ladybird (1994 Crissy Rock, V.Vega, S.Lavelle) ****
Terra e libertà (1995 Ian Hart, Rosana Pastor) ****
La canzone di Carla (1996 R.Carlyle, Oyanka Cabezas, Scott Glenn) ****
My name is Joe (1997 R.Mullan, Louise Goodall) ****
The navigators – Paul Mick e gli altri (2001 Joe Dattine, S.Huison, Tom Craig) ****
Un bacio appassionato (2004 Eva Birthistle, Atta Yacoub) ***
Questi film sono già tutti nell’archivio del blog, tranne “L’agenda nascosta”, “Ladybird”, “La canzone di Carla” e “My name is Joe”, che non rivedo da molto tempo. Di altri film di Loach, quelli precedenti al 1990, ho solo un vago ricordo; so che era già bravo fin dagli inizi, dovrei andare a recuperarli. Quelli che metto qui sotto sono i miei appunti della prima volta che ho visto quei film, giusto per promemoria.
Riff raff
A “Riff raff” ho già dedicato uno dei miei primi post, che è qui in archivio. Nel 1993 ne scrivevo così: «Un film da incorniciare. Finalmente qualcuno che ha qualcosa da dire, non le solite masturbazioni o repliche di m. Finalmente uno che esce dal “mercato” e va a vedere cosa succede nel mondo (“l’Africa è qui, non vedete in che condizioni lavoriamo?”), nel bene come nel male. Così Loach ci racconta una bella e classica storia d’amore tra due giovani, ma senza nasconderci che lui ruba e che lei si droga; eppure sono personaggi positivi, vogliono vivere e sbagliano, e si vogliono bene. Certo, Loach ha mestiere e sa come “trattare” la realtà: mai prendere del tutto sul serio gli artisti (in generale: che siano letterati, cineasti o altro, la realtà viene necessariamente mediata). (sicuri che Bertolucci volesse parlarci di Buddha, per esempio? Eppure il film è lì...). Lo spettatore attento sa che bisogna “fare la tara”; ma, in ogni caso, giù il cappello. E chiedo scusa per non essere andato al cinema quando è uscito...» (dicembre 1993)
Piovono pietre
Anche di questo film ho già parlato per esteso: nel 1997 mi ero segnato questo appunto, dal quale oggi prendo un po’ le distanze: «Qui Loach appare di mano meno felice che in altri film. Non sempre si può essere all’altezza di se stessi: peccato, perché l’argomento (gli usurai) era importante e forte. Comunque un buon film, ma un po’ macchinoso e duro da seguire. Da ricordare: il prete cattolico che dice al protagonista di non andare alla polizia (e, in effetti, non ha responsabilità dirette sulla morte dell’usuraio) e che, prima, dice allo stesso, un operaio disoccupato, che non è affatto necessario indebitarsi per l’abito della prima comunione della figlia.» (maggio 1997)
Rivedendo il film, appare ovvio che si tratta di un argomento davanti al quale non si può restare indifferenti, e in questi casi anche l’autore incontra serie difficoltà a prenderne le distanze per poterlo raccontare al meglio. Questi usurai esistono anche da noi, e sono dei mostri orribili: i tg preferiscono far finta che non esistano, e parlano d’altro. Qualsiasi cosa, a patto che non sia la realtà: i nostri telegiornali sono spesso l’esatto contrario dei film di Ken Loach.
(continua)

4 commenti:

Maria Candida Ghidini ha detto...

D'accordissimo, Giuliano, noi in famiglia abbiamo cominciato a vederlo perché conquistati da Terra e libertà e non l'abbiamo più lasciato. Forse quello che dici ha le radici nel fatto che Loach è ritenuto un regista tendenzioso (amici inglesi si stupiscono che io lo ami molto) e poco artistico e invece a me pare proprio un grande, anche se un po' discontinuo. Emblematico è come è distribuito in Italia: quanto ci ha messo a uscire da noi Il vento che accarezza l'erba, nonostante Cannes???
Ma hai ragione, è da rivedere, e magari, da proporre ai ragazzi di oggi.

Giuliano ha detto...

Non è che tutti i suoi film siano belli e ben riusciti, però è rimasto uno dei pochi, forse l'unico, a parlare di cose serie e reali. Prendendo gli argomenti dei suoi film, viene fuori un'agenda delle cose da fare e dei problemi da affrontare, un vero programma di governo. E invece è molto più facile dargli del fazioso, così non ci si sta a pensare; nel frattempo, la realtà di fuori cresce e diventa spaventosa. Ormai ci siamo, difficilmente ne usciremo indenni.
(Terra e libertà e Un bacio appassionato li metto nei prossimi giorni)

Ismaele ha detto...

vuoi dire che non hai visto gli altri film di Ken Loach che non citi?
non ci credo, dai...

d'accordo con quello che scrivi, Ken Loach (e Michael Moore) per noi italiani hanno sempre fatto film di fantascienza, di un futuro che sarebbe arrivato, ma non per noi, che siamo fighi e furbi, sarebbe arrivato solo per gli sfigati e i tonti.
dice Marx che "la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa."

per noi è il contrario, prima la vediamo nei film degli altri(la farsa), poi ci investe come un treno (la tragedia).

chi avvisava del treno era uno che portava sfiga (Cassandra docet), poi arriva il treno e tutti a dire che è inspiegabile, un fatto imprevedibile.

non amareggiarti:)

Giuliano ha detto...

mi piace molto vedere i film e leggere i libri in modo casuale, come arrivano arrivano...mi piace anche dire che i film e i libri "ti chiamano" e appaiono quando è il momento di incontrarli. Purtroppo, però, come ben sai, c'è la censura di mercato (da sempre), alla tv di oggi non ci sono più i Ghezzi e i Razzini a scegliere ma i mangiaspot, e - infine - per comperare tutto mi servirebbe uno sponsor.
:-)
Se è un po' che non guardi Roger and me, tieni presente che visto oggi, da qui, fa veramente venire i brividi. Stesse parole, stesse facce, stesse cazzate contrabbandate per verità (la spazzola antipelucchi che deve sostituire la General Motors!!!) (il parco turistico e il centro congressi in un posto dove non va mai nessuno!!), e sono già passati vent'anni.