lunedì 26 settembre 2011

Un bacio appassionato

Ae fond kiss (Un bacio appassionato, 2004). Regia di Ken Loach. Scritto da Ken Loach e Paul Laverty. Fotografia di Barry Ackroyd Musiche originali di George Fenton Interpreti: Eva Birthistle, Atta Yacoub, David Wallace (il prete), Ghizala Avan, Ahmad Riaz, Shamsad Akhtar, Shabhana Akhtar Baksh, e molti altri Durata: 104 minuti

"Ae fond kiss", un bacio appassionato, è una canzone tradizionale su testo di Robert Burns (1759-1796), grande poeta scozzese, che viene eseguita nella scuola di musica dove insegna la protagonista. Si tratta di una scuola cattolica, e che sia cattolica è un particolare importante per la storia che viene narrata; ed è una storia di grande attualità che probabilmente, nelle sue molte varianti, viene replicata anche in questo momento e anche dalle nostre parti. Di "Un bacio appassionato" mi è comunque difficile parlare, innanzitutto perché ormai sono troppo vecchio per queste cose, ma poi anche perché i due protagonisti di questa storia d'amore non sono simpatici come in altri film di Loach. Insomma, diventa un po' difficile immedesimarsi, e penso che sia una cosa voluta. E' comunque un buon film, Loach ha sempre un'ottima mano e sa scegliere bene i temi che tratta; e nella sua seconda metà il film cresce comunque di spessore.
Nel film c'è un prete cattolico che ha una parte piccola ma importante, un po' come in "Piovono pietre": a lui si rivolge la giovane insegnante che per continuare ad avere il suo posto nella scuola dove insegna ha bisogno di un certificato che attesti la sua frequenza alla parrocchia (la scuola non è una scuola privata, ma così va il mondo). Il prete le risponde che la sua frequenza in parrocchia è ormai nulla, inesistente: come si fa a darle quel certificato così, in quel modo; lui non è mica un passacarte. Ed ha ovviamente molte ragioni dalla sua parte: ecco un'altra delle nostre molte contraddizioni che Loach sa metterci davanti con ostinata bravura. Non si tratta quindi solo della storia d'amore fra due giovani divisi dalla religione (entrambi nati e cresciuti in Scozia, ma lui musulmano e figlio di immigrati, lei biondissima irlandese ma residente a Glasgow), ma di qualcosa di molto più complesso e mai banale, qualcosa che dovrebbe toccare anche noi. Che cristiani siamo, se non andiamo più in chiesa? La nostra religione è ormai solo qualcosa di formale, di superficiale, non molto diversa dal “rispetto per la tradizione” che provoca problemi e dolore nella famiglia musulmana del protagonista maschile? Ci sarebbe quindi molto di cui parlare, e invece anche questo film di Loach, pur doppiato e distribuito, è passato quasi inosservato: ad esempio sarebbe abbastanza facile per i nostri registi farne una versione italiana, ma non è successo e credo che nessuno ci abbia mai nemmeno pensato per più di tre minuti, neanche fra gli addetti ai lavori.
Non mi piacciono i due protagonisti (i personaggi, intendo) perché sono molto egoisti e superficiali; li trovo inoltre poco credibili come coppia: non perché siano una bionda e un pakistano, ma proprio perché non si vede che cosa abbiano in comune, a parte la bellezza fisica (la mia impressione nel corso del film, per essere sinceri, è che a lui non interessino molto le donne in generale). Si finisce piuttosto per provare simpatia per i genitori di lui, onesti operai ancorati a un mondo che non c'è più, come erano molti dei nostri vecchi: ed è forse questo che voleva Loach, farci provare simpatia per i nostri vecchi e per l'amore che portano verso il prossimo, e mostrare l'edonismo superficiale dei due giovani. A spingermi verso questa interpretazione è anche la scelta dell’attore che interpreta il padre del ragazzo, un immigrato del Punjab che ricorda molto il John Tomlinson di Riff raff e dei primi film di Loach. (nell’originale il film è parlato in punjabi e in inglese)
Mi ha fatto provare un certo imbarazzo anche la figura della sorella minore del protagonista, che vorrebbe "fare la giornalista": fare la giornalista (mi si passi il termine) è evidentemente "più figo" che studiare medicina come vorrebbero i suoi genitori; e sicuramente anche meno impegnativo, visto il momento che passa il giornalismo (non solo qui da noi dove imperano i Fede e i Feltri, ma anche nella Gran Bretagna del Sun e del Times in mano a gente come Murdoch). Sono pensieri che a vent’anni probabilmente non mi sarebbero mai venuti, ma allora i giornalisti erano fatti in un altro modo, come Enzo Biagi e Walter Tobagi, per esempio. Mi è difficile dunque simpatizzare con personaggi come questi, ma Loach sa rappresentare la realtà come pochi altri, e la realtà è purtroppo questa, in molte parti dell'Occidente: edonismo e superficialità. Difetti che non nascono oggi, ma che sono antichi come Blair, come Reagan, come i due Bush, e come Margaret Thatcher: la grave crisi economica odierna nasce anche (e soprattutto) da questa mentalità.
Questa è la poesia di Robert Burns che dà il titolo al film:
Ae fond kiss, and then we sever;
Ae fareweel, and then for ever!
Deep in heart-wrung tears I'll pledge thee,
Warring sighs and groans I'll wage thee. -
Who shall say that Fortune grieves him,
While the star of hope she leaves him:
Me, nae chearful twinkle lights me;
Dark despair around benights me. -
I'll ne'er blame my partial fancy,
Naething could resist my Nancy:
But to see her, was to love her;
Love but her, and love for ever. -
Had we never lov'd sae kindly,
Had we never lov'd sae blindly!
Never met - or never parted,
We had ne'er been broken-hearted. -
Fare-thee-weel, thou first and fairest!
Fare-thee-weel, thou best and dearest!
Thine be ilka joy and treasure,
Peace, Enjoyment, Love and Pleasure! -
Ae fond kiss, and then we sever;
Ae fareweel, and then for ever!
Deep in heart-wrung tears I'll pledge thee,
Warring sighs and groans I'll wage thee. -
Fu scritta nel 1791, in una lettera a Agnes M'Lehose, detta anche 'Clarinda' e 'Nancy' dalle sue amiche ed amici. Nel dicembre 1791 Agnes lasciò Burns e la Scozia per raggiungere il marito in Giamaica. Il testo viene da http://www.lieder.net/  dove sono indicati i compositori che l’hanno messa in musica: non sono nomi celebri e nel film non è indicato l’autore della musica; riporto qui le indicazioni del sito http://www.lieder.net/  così come le ho trovate: by Robert Burns (1759-1796) , note: often sung to the tune of Rory Dall's port Musical settings (...) by Agathe Ursula Backer-Grøndahl (1847-1907) , "Ae fond kiss", op. 51 no. 11 (1902), published 1902 [voice and piano], from Tolv Folkeviser og Melodier fra fremmede Lande, no. 11. by Gordon Ware Binkerd (1916-2003) , "Ae fond kiss", published c1985, from Songs of love and affection, no. ? by William Mayer (1925-) , "Ae fond kiss" [SSATB chorus, flute, violoncello, and piano]
Nel film c’è anche un’altra poesia di Burns, "A Man's A Man For A' That" del 1795, il cui titolo originale (le notizie le ho prese da wikipedia) è "Is There for Honest Poverty", ed esprime le idee di egualitarismo dell’autore, un anticipo del liberalismo anglosassone e del socialismo ottocentesco.
Is there for honest poverty That hangs his head, an' a' that
The coward slave, we pass him by We dare be poor for a' that
For a' that, an' a' that Our toil's obscure and a' that
The rank is but the guinea's stamp The man's the gowd for a' that
What though on hamely fare we dine Wear hoddin grey, an' a' that
Gie fools their silks, and knaves their wine A man's a man, for a' that
For a' that, an' a' that Their tinsel show an' a' that
The honest man, though e'er sae poor Is king o' men for a' that
Ye see yon birkie ca'd a lord Wha struts an' stares an' a' that
Tho' hundreds worship at his word He's but a coof for a' that
For a' that, an' a' that His ribband, star and a' that
The man o' independent mind He looks an' laughs at a' that
A prince can mak' a belted knight A marquise, duke, an' a' that
But an honest man's aboon his might Gude faith, he maunna fa' that
For a' that an' a' that Their dignities an' a' that
The pith o' sense an' pride o' worth Are higher rank that a' that
Then let us pray that come it may (as come it will for a' that)
That Sense and Worth, o'er a' the earth Shall bear the gree an' a' that
For a' that an' a' that It's coming yet for a' that
That man to man, the world o'er Shall brithers be for a' that
Nella colonna sonora c’è anche "Ah, Vous Dirai-Je, Maman K265" di Mozart: si tratta di variazioni per pianoforte a partire da uno dei primi esercizi musicali per imparare il pianoforte, di quelli che fanno anche i bambini, sul cui tema Mozart ha composto alcune variazioni piuttosto complesse, che però nel film non si ascoltano: c’è solo il tema iniziale, o poco più, nelle scene in cui la protagonista svolge il suo mestiere di insegnante di musica.

4 commenti:

giacy.nta ha detto...

La vecchia generazione...
Non ho visto questo film ma proprio ieri ho visto Il bagno turco" e avverto ancora il senso di protezione ed il calore trasmesso dalla figura materna presente nel film.
A proposito di Burns, ho qualche foto che riguarda il poeta e Clarinda. Le ho scattate ad Edimburgo. Se vuoi, te le mando.:-)

Giuliano ha detto...

non sono un appassionato di Burns, che conosco pochissimo; però nei miei appunti faccio sempre così, se trovo canzoni o poesie cerco sempre di recuperare i testi. Dici il film di Ozpetek? No, l'ho abbandonato dopo un film che mi aveva stroncato... Ken Loach è tutta un'altra cosa. Questo film non è tra i suoi migliori, ma c'erano un po' di cose su cui prendere appunti.

giacy.nta ha detto...

Anch'io non sono un'appassionata di Burns. Non ci si può appassionare( forse ) a qualcosa che non si conosce ( certamente ) .
Relativamente al film di Ozpetek, chiaramente è molto distante da quello di Loach ( lo desumo da ciò che hai scritto nel post ). L'ho citato solo perchè lì c'è una famiglia e il suo "calore".
Il film di Ozpetek è molto narrativo, descrittivo, forse poco originale, ma ogni tanto ti sorprende. :-)

Giuliano ha detto...

conosco un po' di queste poesie grazie alla musica, al folk britannico e ai compositori inglesi del '900. Su alcune mi sono fermato, come per Yeats, o per John Donne, su altre no; di Burns ho letto qualcosa ma non ho ancora trovato la chiave giusta. Le storie d'amore più belle di Ken Loach sono di solito nei film più duri e politici, come Riff raff, Piovono pietre...a me piacciono perché parlano anche delle difficoltà quotidiane, insomma sono molto vere, ci si riconosce.