venerdì 27 gennaio 2012

A walk through Prospero's library ( II )

A walk through Prospero's library (1991) Scritto e diretto da Peter Greenaway. Liberamente ispirato da “La tempesta” di William Shakespeare. Fotografia: Sacha Vierny, Chris Renson, Reiner van Brummelen. Musica di Philip Glass. Art direction: Ben van Os, Jan Roelfs. Costumi: Dien van Straalen, Emi Wada, Ellen Lewis. Sound editor: Chris Wyatt. Calligrafia: Brody Neuenschwander. Interpreti: John Gielgud e molti figuranti, ballerine, mimi. Durata: 23 minuti

A questo punto, John Gielgud (voce magnifica, splendidamente modulata) si sovrappone allo speaker, e recita, dalla Tempesta di Shakespeare:
Gonzalo: Nella comunità stabilirei che ogni cosa si dovesse regolare di quel che si fa per solito. E difatti non ammetterei alcuna sorta di traffico. Né i magistrati avrebbero autorità alcuna. La cultura dovrebbe essere affatto sconosciuta. Le ricchezze, le povertà, gli impieghi servili non dovrebbero esistere. (...) (atto II, scena prima)
E’ un brano famoso, dove l’amico di Prospero, quello che lo ha aiutato a salvarsi e gli ha permesso di continuare ad avere i suoi libri, si immagina un mondo nuovo, un’utopia meravigliosa. E’ una scena di gruppo, tutti i naufraghi della nave – i “nemici” di Prospero secondo il testo di Greenaway - si sono salvati. Prospero ha da tempo rinunciato alla vendetta, “La Tempesta” non è una tragedia e tutto andrà a fin di bene: ma che andrà tutto bene lo sappiamo fin dal principio.
GONZALO: E s'io ne fossi il re (di quest’isola), sapete che farei?
SEBASTIANO: Eviteresti di prendere una ubriacatura per mancanza di vino.
GONZALO Nella comunità stabilirei che ogni cosa si dovesse regolare all'opposto di quel che si fa per solito. E difatti non ammetterei alcuna sorta di traffico. Né i magistrati avrebbero autorità alcuna. La cultura dovrebb'essere affatto sconosciuta. Le ricchezze, la povertà, gli impieghi servili non dovrebbero esistere. Né contratti, né diritti di successione, né confini, né divisioni di terre, né coltivazioni, né vigne: nulla di tutto questo. Non si dovrebbe conoscere alcun uso del metallo, né del grano, né del vino, né dell'olio. E nessuna sorta di occupazione. Tutti in ozio. Tutti, nessuno escluso. Ed anche le donne, ma innocenti e pure. Nessuna sovranità...
SEBASTIANO: Eppure egli vorrebbe esserne il re!
ANTONIO L'ultimo fine di questa comunità par che si scordi del suo principio.
GONZALO: La natura dovrebbe produrre ogni cosa per tutti, senza sudore e senza sforzo. Il tradimento, la fellonia, la spada, la picca, il coltello, il fucile non servirebbero a nulla, e nemmeno servirebbe qualsiasi altra macchina da guerra. Soltanto la natura dovrebbe produrre da sé ogni sorta di abbondanza e di prosperità al fine di nutrire il mio popolo innocente.
SEBASTIAN E non avrebbero da esserci matrimonii, tra i tuoi sudditi?
ANTONIO Nessuno di sorta, il mio uomo! tutti in ozio. Meretrici e furfanti.
GONZALO Ed io vorrei governare con una tal perfezione, signore, da superare persino l'Età dell'Oro.
SEBASTIANO: Iddio salvi sua maestà!
ANTONIO Lunga vita a Gonzalo !
GONZALO E inoltre... ma mi state a sentire?
ALONSO Di grazia, taglia corto. Non sai dirmi nulla che lui interessi.
GONZALO Credo alla parola di vostra altezza. Io ho parlato soltanto per offrire occasione a questi gentiluomini di far quattro risate, e di fatto i loro polmoni sono sensibili e rispondenti al segno che soglion sempre ridere d'un nulla.
ANTONIO Ma eri tu quello di cui ridevamo.
GONZALO: Ed io, in questa sorta di scherzi, son proprio nulla a paragone di voi: e quindi potete anche continuare a rider d'un nulla, se ridete di me.
ANTONIO Ha tirato una bella stoccata!
SEBASTIANO: Non fosse che l'ha calata di piatto!
GONZALO Siete dei gentiluomini d'indole coraggiosa. Sollevereste la luna al di sopra della sua orbita, se essa continuasse a girarvi per cinque settimane senza mutamenti.
Entra ARIEL, invisibile, suonando una musica grave. (...)
(William Shakespeare, atto secondo, scena prima – traduzione di Gabriele Baldini, ed. BUR Rizzoli)
Un’altra citazione dalla Tempesta è questa: «...when I waked I cried to dream again...». Questa volta è il selvaggio Calibano a parlare: descrive l’isola ai due clowns, i cantinieri Stephano e Trinculo. Siamo nel terzo atto.
CALIBAN, in Act 3, Scene 2:
Be not afeard; the isle is full of noises,
Sounds, and sweet airs, that give delight and hurt not.
Sometimes a thousand twangling instruments
Will hum about mine ears; and sometime voices
That, if I then had waked after long sleep,
Will make me sleep again; and then in dreaming,
The clouds methought would open, and show riches
Ready to drop upon me, that when I waked
I cried to dream again.
CALIBANO: Non dovete aver paura. L’isola è piena di rumori, di suoni, e di dolci musiche che procurano diletto e che non fanno alcun male. A volte un vibrare di migliaia di strumenti mi sussurra nelle orecchie, e a volte sono voci che, anche se io fossi svegliato in quel momento da un lungo sonno, m’indurrebbero nuovamente al sonno; e nel sogno io voglio ancora vedere aprirsi le nubi, a mostrare ogni sorta di ricchezze che piovono su di me; ed è così che quando mi sveglio io piango e grido per sognare ancora. (William Shakespeare, La Tempesta, atto terzo, scena seconda – traduzione di Gabriele Baldini, ed. BUR Rizzoli)
L’elenco continua, con maggiori dettagli. La camminata di Prospero-Gielgud riparte dal principio, da Noè.
Noè sopravvisse egoisticamente mentre l'Europa e il Medio Oriente venivano sommersi. Notte nasconde la metà dei mari, e Giorno si corica nei mari orientali. Icaro cadde dal cielo e annegò nell'Egeo. Chirone bevve l'acqua della Tessaglia per diventare un centauro. Vulcano si rese schiavo del fuoco per non annegare. Fortuna osservava i naufraghi con disinteresse. Cloe abbracciò Dafne nella pioggia. Venere emerse dai mari del Sud su una conchiglia. Il vecchio Mosè divise il Mar Rosso. Il giovane Mosè discese il Nilo in una culla di giunco. Didone s'innamorava sempre dei naufraghi. Le tre Parche girano eternamente intorno alla scogliera di Creta. Semiramide provò che è possibile fare l'amore a testa in giù nell'acqua. Dall'amore di Leda per il cigno nacque Elena: per lei si misero in mare mille navi. Nettuno, re dei mari, con i figli stupidi e con le figlie amorose. Eritrìpe causa, saltando, il flusso e il riflusso degli oceani. Archimede scoprì i suoi princìpi facendo il bagno. Pitagora scoprì che la terra è rotonda osservando le navi scomparire all'orizzonte. Marsia sfidò Apollo e fu scorticato vivo e lasciato seccare al sole. Milo si innamorò di un delfino. Enrico il Navigatore tracciò la mappa dell'Atlantico. Hawkins il pirata passò 40 dei suoi 50 anni in mare. Astarte pianse per riempire i bacini della Calabria. Narciso annegò in uno stagno, ipnotizzato dalla propria immagine riflessa. Arianna sbiancò il cielo piangendo per la morte di Bacco. Kulizman vendette i suoi figli per un bicchier d'acqua. L'uomo unicorno nacque nell'arcobaleno. Fidia ungeva le sue statue con acqua per dare loro la vita. Gli indigeni di Kìos bevevano la pioggia. Bolo, lo sciamano, fece piovere per Pizarro pisciando nel suo copricapo (helmet). Pocahontas annegò nel fiume per raggiungere il suo amato. Gli indigeni di Ester bevevano solo latte umano perché credevano che l'acqua fosse velenosa. I testicoli di Crono furono gettati in mare per generare la risacca. Pornocrate nutre il mondo con i suoi succhi carnali. Cariddi, compagna di Scilla, voleva sentire le urla dei naufraghi. Callisto fu trasformata nella Stella Polare per guidare i naviganti. Il rosso del Mar Rosso non si diluisce con la pioggia. Ero inventò il modo migliore per far l'amore nell'Oceano. Leandro morì esausto tra le braccia della nuotatrice Ero. Ippolito, che fu trascinato dai cavallucci marini. Le Pleiadi, stelle che promettono pioggia. Atlante sosteneva il mondo, che altrimenti sarebbe naufragato. Antinoo, l'amante di Adriano, annegò nel Nilo. La moglie di Noè escluse i pesci dal programma di salvataggio del marito. Enea vagò 7 anni per il Mediterraneo (Greenaway si è dimenticato di Ulisse?). Susanna fu violentata dai vecchioni mentre faceva il bagno. Andrea Doria sconfisse i turchi a Lepanto. Vasco de Gama tracciò per primo una mappa delle coste africane. Le lacrime ghiacciate di Malinconia cadevano sotto forma di neve. Tifone controllava la pioggia. Sileno voleva trasformare il vino in urina. Pan visse nei piccoli stagni dell'Arcadia. La figlia del Faraone salvò Mosè dalle acque del Nilo. Il boia di Sardegna, in mancanza di corda, annega le sue vittime. Giasone trasse dalle acque del Mar Caspio i suoi figli morti. Doletio prese il posto del suo toro per non annegare nell'Ellesponto. Saffo si gettò nell'Egeo per l'infedeltà di Phaon. Il Tigri divide il mondo in due parti. Giona visse 4 giorni nel ventre di una balena. Davide e Betsabea si diedero alla lussuria nel tiepido bagno. Melion naviga per formare le onde sulla Luna. Ofelia si annegò per un amore non corrisposto. Europa fu rapita da Giove, in veste di toro, sulla costa africana. Andromeda fu incatenata ad uno scoglio nell'Oceano Indiano. L'uomo sui trampoli fondò Venezia camminando sulle acque del mare. Pasifae negò l'acqua al Minotauro per rendere più denso il suo sangue. Faro salvava gli uomini dalla morte per annegamento. Hepetus aveva i piedi palmati. Giovanni Battista battezzò Cristo con l'acqua del Giordano. Poliator pescava le anguille. Pathos impersonificava le lacrime amare. Damiano osservava il Pacifico con occhi stralunati. Mida morì quando i liquidi del suo corpo divennero oro. L'uomo lucertola viveva in mare, sotto la Rocca di Gibilterra.
Alla fine del percorso, in un crescendo di musica e di effetti di luce e di vento simulanti la tempesta, John Gielgud nelle vesti di Prospero appare in primo piano, con un veliero fra le mani. Appoggia il veliero con delicatezza, si allontana, e d’improvviso spunta un bambino dietro il veliero (Ariel?).

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