mercoledì 4 aprile 2012

L'opera al cinema ( VIII )

Negli anni ’80 furono prodotti molti film tratti da opere liriche, che erano quasi sempre messe in scena molto fedeli. L’origine di questi film è sicuramente “Il flauto magico” diretto da Ingmar Bergman nel 1974, a cui seguì il “Don Giovanni” con la regia di Joseph Losey nel 1978; ma di questi film, e degli altri titoli che furono prodotti e messi in circuito nelle sale cinematografiche, ho già parlato molto. Mi ero invece dimenticato di due film tratti dalla Carmen di Bizet, quasi contemporanei: uno diretto da Francesco Rosi e uno da Peter Brook.
Il film di Peter Brook nasce in teatro alla fine degli anni ‘70, ebbe una lunga serie di recite in tutto il mondo e diventa film solo nel 1983. Non lo vedo da molto tempo; nel 1992 mi ero segnato questo appunto: «La tragedie de Carmen di Peter Brook è ben recitato e ben fatto, Helene Delavault somiglia a Carol Drinkwater, peccato che il testo di Merimée sia molto appiattito, così compresso da riuscire quasi una parodia. Forse questa “compressione” del testo (ridotto a 6-7 personaggi, niente cori, niente esterni) funzionava a teatro, ma nel film non funziona. Inoltre, alcune modifiche sono trovate banali e ridicole, per esempio Carmen che fa a botte con Micaela, Josè che strangola Zuniga, Escamillo incornato e ucciso dal toro. La musica aggiunta è bruttina. Howard Hensel è Josè, Agnes Host è Micaela, Jake Gardner è Escamillo, la direzione della fotografia è di Sven Nykvyst, il direttore d’orchestra è Marius Constant. (anno 1992)» Posso aggiungere che Carol Drinkwater è un’attrice inglese che in quel periodo mi piaceva moltissimo (la si vede in “The shout” di Skolimowski e in alcuni telefilm inglesi), e che il film di Brook non l’ho più visto, forse oggi non sarei d’accordo col me stesso di vent’anni fa, ma chi può dirlo.
Mi ricordo invece uno scarso entusiasmo per la “Carmen” di Bizet diretta da Francesco Rosi, protagonisti Placido Domingo, Julia Migenes Johnson e Ruggero Raimondi (1984); ma a quei tempi andavo regolarmente a teatro e ai concerti, per uno che va a teatro una ripresa tv o al cinema è quasi sempre una sofferenza. A dirla tutta, questi film mi sembrano fatti senza una vera convinzione, magari con molta professionalità ma mai veramente ispirati.
La stessa cosa mi viene da dire per “La Bohème” con regia di Luigi Comencini: dato che ne ho parlato di recente per il file su Comencini, copio e incollo da me stesso a me stesso: « La bohème di Giacomo Puccini (1988) Dopo il grande successo del film di Bergman tratto dal “Flauto magico” di Mozart, nel 1974, furono prodotti per il cinema molti film che erano allestimenti molto fedeli di opere liriche. Il più famoso di questi film è il “Don Giovanni” (sempre Mozart) diretto da Joseph Losey nel 1978, ma nel filone va messo sicuramente anche “Amadeus” di Milos Forman (1984) che vinse una gran quantità di Oscar e fu campione di incassi. Qui siamo già nel 1988, e si tratta della versione tv e cinema dell’opera di Puccini. Protagonista femminile è Barbara Hendricks, grandissima cantante, molto giovane e molto bella, afroamericana: una Mimì di Parigi e nera di pelle, si ragionava all’epoca, in fin dei conti, è tutt’altro che inverosimile. Il ruolo di Rodolfo è diviso fra Josè Carreras e Luca Canonici, due tenori: Carreras incise la parte cantata e doveva essere protagonista anche del film, ma proprio in quel periodo fu colpito da una grave malattia (dalla quale è poi fortunatamente guarito) e dovette essere sostituito durante le riprese dall’ottimo Luca Canonici, anche lui tenore e anche lui di bell’aspetto. Di conseguenza, si ascolta Carreras e si vede Canonici: il che sembra un po’ strano, ma non disturba. Tra gli altri interpreti, il soprano Angela Maria Blasi (Musetta), il basso Federico Davià, e il baritono canadese Gino Quilico, già protagonista nel 1985 dell’Orfeo di Monteverdi nel film di Claude Goretta. Nel film c’è anche Ciccio Ingrassia (ovviamente doppiato), che è il venditore di giocattoli Parpignol: come ben sanno gli appassionati d’opera, è una di quelle parti in cui si canta una frase sola (“ecco i giocattoli di Parpignol”), ma molto esposta; se la si sbaglia si rischia una figuraccia.
Di ambiente operistico è anche “Il bacio di Tosca” dello svizzero Daniel Schmid, del quale si parlava molto bene ma che poi alla visione mi aveva deluso. Si tratta di un documentario sulla casa di riposo per cantanti d’opera e musicisti, fondata a Milano da Giuseppe Verdi; nel 1992 ne scrivevo così: «...è davvero poca cosa. Tutto qui quello che si può tirar fuori dalla lirica? Temo di sì: l’opera vista come cosa da vecchi, gli anziani signori che vivono di ricordi, la Casa Verdi... Al di là della simpatia e dell’affetto per le singole persone, a mio parere il regista svizzero tocca, qua e là, alcuni dei punti più bassi nella storia del documentario. (anno 1992, age9292 14mar)». Ero ancora giovane e sono stato un po’ troppo drastico, sicuramente oggi sarei più gentile, ma questo film è ormai diventato difficile da trovare e rivedere.
Un’altra delusione mi era arrivata da un regista che invece ammiro molto, Ugo Gregoretti:
«“Maggio musicale” di Ugo Gregoretti è bruttino, si salva solo l’allestimento di Boheme. Il ragazzino protagonista è decisamente antipatico, tutto l’insieme è abbastanza stupido e stupisce che l’autore di tanti bei film e sceneggiati si sia perso in questo modo, compreso l’autoincensamento come autore di Omicron (che però era davvero un buon film). Malcolm Mc Dowell è comunque un ottimo protagonista, la Verrett e Merritt sono divertenti e divertiti, Elisabetta Pozzi la si vede sempre volentieri (mio appunto del 1991)»
Una curiosità riguarda il regista Mike Nichols (Il laureato, Silkwood, Conoscenza carnale...) che all’anagrafe si chiama Michael Igor Peschkowski, classe 1931, ed è di origini russo-tedesche. Sua nonna è Hedwig Lachmann (1865-1918), autrice del libretto della Salome di Richard Strauss. La sua famiglia emigrò in America nel 1939, quando lui era bambino. Lo diceva Lietta Tornabuoni, sull’Espresso 12.11.1998, che però dava un’informazione parzialmente sbagliata dicendo che la Lachmann era madre del regista: le date non mi tornavano, e rovistando on line ho trovato “grandchild”, quindi nonna o bisnonna, mi è difficile essere più preciso.
Monsieur Beaucaire” è il titolo dell’opera lirica che risolve l’azione in “Montecarlo” di Lubitsch, un film del 1930 un po’ sciocchino ma molto simpatico, con ottimi interpreti e molte belle canzoni come “Beyond the blue horizon”, cantata da Jeanette Mac Donald. L’opera si svolge nel ‘700, la vediamo svolgersi in teatro, e parla di una giovane nobildonna che si innamora di un uomo credendolo a lei pari, mentre è in realtà un barbiere. E’ lo stesso soggetto del film, ma a parti rovesciate.
Pensavo che fosse un’opera inventata, invece esiste veramente: soggetto di Booth Tarrington, musica di André Messager (1853-1929, francese). Ebbe la sua prima nel 1919, è un’opera in tre atti, e da questo soggetto fu tratto anche un film con Rodolfo Valentino sei anni prima del film di Lubitsch, 1924. Le notizie in proposito le ho trovate su wikipedia in inglese, pare che alcune arie di quest’opera siano ancora popolari in Gran Bretagna. Le canzoni scritte per il film sono firmate da Richard A. Whiting and W. Franke Harling, Lyrics by Leo Robin, e confesso apertamente che sono molto più belle di quelle di Messager (ma la vista di Jeanette Mac Donald mi condiziona molto, lo ammetto).
Si può infine ricordare che “Vita di bohème” del finlandese Aki Kaurismaki (sempre del 1992) non ha niente a che vedere con l’opera di Puccini, né con la musica in generale; è un film del tutto autonomo, che del romanzo di Henri Murger prende solo uno spunto (l'ambientazione, o poco più) per le storie da raccontare.
(continua)

2 commenti:

Amfortas ha detto...

Bohème che domani si vedrà a Trieste, per l'ennesima volta.
Volevo segnalarti un film in cui compare da protagonista il grande Serghei Lemeshev.

http://www.youtube.com/watch?v=8Quh0c3ZqSk&feature=watch-now-button&wide=1

Ho postato il tuo indirizzo blog su di un forum, in un topic che parlava dell'opera al cinema, scordandomi che qui possono accedere solo gli utenti registrati.
Ciao Giuliano :-)

Giuliano ha detto...

è vero, c'è anche la filmografia russa...mi sto segnando qualche altro nome, ma ci vorrà parecchio tempo per avere dei post decenti.
per esempio, yes giorgio
:-)
o tutti i film di Anna Moffo, che però con l'opera hanno poco a che fare.