mercoledì 9 maggio 2012

Francesco Rosi ( II )

Di molti film di Rosi ho già parlato a parte, quelli che mancano li riassumo qui sotto in attesa di trovare il tempo e l’occasione di rivederli.

Kean: Genio e sregolatezza (1956) V.Gassman, AM Ferrero, E. Rossi Drago
co-regia di Vittorio Gassmann, soggetto di Dumas e Sartre
Edmund Kean (1787-1833) è stato uno dei più grandi attori ottocenteschi, da lui inizia la revisione “romantica” dei grandi ruoli di Shakespeare. Nel 1836 Alexandre Dumas (Dumas padre, quello dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo) gli dedicò un dramma, intitolato semplicemente “Kean”, che fu per molto tempo tra i preferiti dei più importanti attori teatrali. E’ la prima regia di Francesco Rosi, ma il film lo si può attribuire quasi completamente a Vittorio Gassman, reduce da una tournée teatrale proprio con questo titolo. In effetti, nella locandina ufficiale c’è scritto “regia di Vittorio Gassman”, e basta; che ci sia anche la mano di Rosi lo si viene a sapere solo da libri e interviste successive. Il film non è male, ma si poteva fare di meglio; visto oggi, mostra molto il tempo che è passato, e non è così scontato perché molti film in costume, anche più vecchi del “Kean”, sono ancora oggi molto belli da vedere. Più che altro, è poco scorrevole e un po’ legnoso nella recitazione; rimane comunque un film da vedere.
I magliari (1959) Renato Salvatori, Belinda Lee, Alberto Sordi
E’ il terzo film di Rosi da regista, il primo è il Kean con Gassman, il secondo è “La sfida” con Rosanna Schiaffino. Si parla di un tema che era allora di attualità, ma che oggi è stato completamente dimenticato: in Germania, molti immigrati italiani si dedicavano a commerci al confine con la legalità. In questo caso, e può far sorridere ma si tratta di una cosa serissima, è il commercio di stoffe, tessuti, tappeti: da qui il titolo del film, “magliari”, cioè chi vende maglie, vestiti, stoffa. Siamo ancora abbastanza vicini al dopoguerra, il boom economico non era ancora iniziato, la produzione di stoffe e vestiti era ancora lontana dai livelli attuali. Essendo un’attività illegale, anche il commercio di stoffe e tessuti era gestito dalla malavita organizzata, che in seguito si sarebbe dedicata ad attività molto più redditizie, dallo spaccio di droga alla speculazione edilizia. Frequenti, ovviamente, erano le truffe; nel film Rosi ce ne mostra alcune.
E’ ancora oggi un buon film, di valore sicuramente documentario, anche se rischia di richiedere le note a margine per chi ha meno di trent’anni. Forse il suo difetto è che oscilla un po’ troppo tra il film di commedia e il film di denuncia o sentimentale. Il protagonista è più Salvatori che Sordi, ma Sordi era già molto famoso e per questo viene sempre nominato al primo posto. Nel cast ha un posto di rilievo Belinda Lee, molto brava e convincente; forse era questa la storia da sviluppare, ma l’inserimento di Sordi nel cast sposta il film da un’altra parte, ed è un po’ lo stesso difetto del Maestro di Vigevano di Elio Petri, sempre con Sordi protagonista. Ottimi tutti gli altri attori, che spesso hanno scene divertenti, come quella dell’anziano con il gattino, che fa colazione ascoltando musica (“mi hai rovinato tutta la cristalleria”, dice quando l’intruso venuto a chiedere informazioni gli interrompe una melodia sul più bello). E’ comunque un film da far circolare nelle scuole, di valore assoluto, e sarebbe molto utile per far capire tante cose e riflettere sulla storia recente del nostro Paese, e dell’Europa; ma non si farà mai, è ovvio (non con queste persone a capo delle scuole). Molto belli i giri per Hannover e Amburgo, quasi un anticipo di Wenders il finale.
Salvatore Giuliano (1962) F.Wolff, S.Randone, non professionisti
La ricostruzione, molto accurata, della strage di Portella delle Ginestre (1947), e della morte del bandito siciliano Salvatore Giuliano (1922-1950), in un momento molto critico nella storia italiana. Il “bandito Giuliano” era legato all’indipendentismo siciliano e molto probabilmente anche ai servizi segreti americani. Un ottimo film, che non rivedo però da molti anni e sul quale dovrei ritornare.
(continua)

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