martedì 19 giugno 2012

L'opera al cinema ( XVIII )

Michael Nyman è un compositore inglese diventato famoso negli anni ’90 per una serie di colonne sonore importanti, soprattutto quelle dei film di Peter Greenaway. Molte sue composizioni sono entrate a far parte della nostra vita, in spot pubblicitari, sigle e stacchetti tv, suonerie telefoniche.
Un successo meritato, però una cosa va detta: Nyman segue la tecnica del “campionamento”, prende frammenti e sequenze da compositori importanti, le rielabora leggermente, e le fa ripetere dalla sua orchestra. E’ la tecnica che usano normalmente i disk jockey, la differenza è che Nyman scrive per orchestra e che sceglie per i suoi campionamenti non le canzoni e i jingles, ma composizioni di Mozart, di Henry Purcell, e di altri ancora. In particolare, di Henry Purcell (1659-1695) Nyman sceglie e ripete all’infinito (o quasi) la “scena del gelo” dal King Arthur. Al tempo di Purcell, in Inghilterra non si facevano opere liriche vere e proprie, ma teatro con musica: un genere detto comunemente “mask”, e che permetteva ampia libertà nella scelta dei testi e delle musiche. Questa assoluta libertà testuale permetteva a Purcell di inserire nella storia di Re Artù e del Mago Merlino una scena in cui l’Amore (Cupido) sconfigge il Gelo Invernale. Il Gelo, “the Cold Genius” è interpretato da un cantante: Michael Nyman toglie la voce del cantante, ma per il resto la musica è assolutamente identica. Un procedimento legittimo e accettabile, i diritti d’autore sono scaduti da qualche secolo e il risultato è piacevolissimo, il problema è che nei titoli di testa dei film di Greenaway il nome di Henry Purcell (o di Mozart) non appare: c’è scritto soltanto “musica di Michael Nyman”.
Henry Purcell è anche l’autore della musica che si ascolta all’inizio di “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick. Si tratta di una musica d’occasione per la quale spero che Purcell sia stato ben pagato: “Music for the funerals of the Queen Mary”. A questo tema, molto bello, viene interpolata la sequenza antichissima e sempre impressionante del “Dies irae” un brano del quale non si conosce l’autore e che fu trascritto per la prima volta da Tommaso da Celano, un frate che fu discepolo e biografo di san Francesco d’Assisi.
Di tutto questo, non troverete traccia nei titoli di testa di “Arancia meccanica” (in quelli di coda per fortuna sì): c’è scritto solo “musica di Walter Carlos”, un musicista che si può considerare come uno dei fratelli maggiori di Michael Nyman.
Capita spesso: il film comincia con una musica di Verdi, di Mahler, di Vivaldi, ma sui titoli di testa – magari proprio nel momento culminante e più riconoscibile – c’è scritto “Musica di “, e non è quasi mai l’autore della musica che si sta ascoltando. Ecco un’altra cosa antipatica che ho dovuto constatare troppo spesso.
Mi è capitato di recente anche con Danny North, ottimo musicista che però in “L’onore dei Prizzi” di John Huston mette il suo nome su musiche che sono invece di Puccini, soprattutto il Gianni Schicchi, e di Rossini (La gazza ladra). E’ un peccato che gli si può perdonare, perché l’antologia di musiche operistiche da lui compilata è molto ben fatto e anche molto originale. Dal Gianni Schicchi, Danny North prende infatti due momenti che spettano al protagonista, e non l’aria “O mio babbino caro” come invece hanno fatto in molti. North dimostra così di conoscere bene l’opera di Puccini: è il momento in cui Gianni Schicchi dice “in testa la mantellina, sul viso la pettorina” per nascondere il suo volto e per falsificare un testamento, e si adatta perfettamente al soggetto del film. Rimane però il fastidio di vedere l’opera lirica abbinata ancora una volta ai mafiosi, dubito molto che sia stato così, richiederebbe molta competenza e finezza. Un po’ troppa, per un killer della mafia e i suoi datori di lavoro. Nel film c’è perfino un grande ritratto di Toscanini al ricevimento solenne di casa Prizzi, e non mi sembrava il caso. Molta ignoranza, insomma: vedo più adatte alla mafia le canzoni di Sinatra o di Sanremo, sicuramente, e oggi probabilmente i rappers o Albano e Laura Pausini. Da Huston mi aspettavo qualcosa di meglio, si vede che questo film (non da buttar via) va considerato come puramente alimentare, Huston grandissimo regista e vero autore era però sempre pieno di debiti e metà dei suoi film ha questa motivazione; Danny North era un suo abituale collaboratore, con all’attivo molte belle colonne sonore.
“O mio babbino caro”, l’aria che spetta alla figlia di Gianni Schicchi, pur nell’ambito della commedia è in realtà un’aria drammatica dove si arriva a parlare perfino di “buttarsi in Arno”; la melodia è tra le più belle di Puccini (mica roba da poco, quindi) e la si può ascoltare in molti film, tra i quali il più famoso è sicuramente “Camera con vista” di James Ivory, che si svolge proprio a Firenze e nel quale fa quasi da tema conduttore.
Un pessimo uso dell’opera l’ho trovato anche in “Harem suaré” del turco-italiano Ferzan Ozpetek, dove l’opera lirica si ascolta nel palazzo del Sultano: proprio all’inizio del film vediamo il Sultano che cambia il finale della Traviata secondo l’umore. Più avanti si ascolta anche un po’ di Casta Diva, ma la presenza dell’opera lirica in questo film è un po’ troppo confusa e accidentale per interessare davvero. La musica di Verdi e di Bellini finisce per diventare un elemento di arredo, nel film di Ozpetek, e la si ascolta poco e male.
Continuando la mia piccola ricerca sui cantanti d’opera nel film, sempre con l’aiuto di www.imdb.com , ho prese in esame tre grandissime interpreti alle quali sono molto affezionato: Mirella Freni, Frederica von Stade, Teresa Berganza.
Purtroppo, con Mirella Freni niente film: solo registrazioni di concerti e d’opera (per fortuna, tante). L’unica prova da attrice di Mirella Freni rimane dunque la Madama Butterfly di Jean Pierre Ponnelle (1974) che è un vero film, sul tipo del Flauto Magico di Ingmar Bergman, e non una ripresa in teatro; la Freni è bravissima e molto credibile anche nei primi piani, il film merita di essere visto ancora oggi.
Frederica von Stade, cantante americana bellissima e dalla voce solare di mezzosoprano, è uno dei miei ricordi indelebili: Cherubino nelle Nozze di Figaro di Mozart, diretta da Riccardo Muti, anno 1981. Le mezze voci e le finezze interpretative della von Stade, con l’accompagnamento di un Muti in stato di grazia, non sono cose che si dimenticano. Purtroppo anche per Frederica von Stade vale lo stesso discorso fatto con Mirella Freni: nessun film come attrice, solo registrazioni d’opera e di concerto; secondo www.imdb.com appare però in una serie tv del 2003 intitolata Imagine, della quale non so niente di niente.
Teresa Berganza, oltre alla Zerlina nel “Don Giovanni" con la regia di Losey, ha girato qualche film in Spagna, in anni recenti. Sono titoli che non mi dicono molto, ma li trascrivo ugualmente:
Octavia (2002)
Buen viaje excelencia 2003
Dispersion de la luz 2006 Javier Aguirre
Cuéntame 2007 tv serie
La vida en rojo 2008
Ci sono anche due curiosità: la Berganza appare anche in “The reckoning – Istinti criminali” del 2003 regia di Paul McGuigan, protagonista Willem Dafoe, e in “Grimm” (2003) di Alex van Warmerdam, dove interreta la madre, che non va confuso con il film sui fratelli Grimm realizzato da Terry Gilliam più o meno nello stesso periodo.
Chiudo questa serie di “L’opera al cinema” con un’aria da camera, che viene eseguita in “Gertrud” di Dreyer (1964). La metto qui non perché abbia un’attinenza precisa con l’opera lirica, ma perché è bellissima e mi permette di rendere omaggio a due grandi autori: testo di Heinrich Heine, musica di Robert Schumann, numero 7 da “Dichterliebe”.
Ich grolle nicht, und wenn das Herz auch bricht,
Ewig verlor'nes Lieb ! Ich grolle nicht.
Wie du auch strahlst in Diamantenpracht,
Es fällt kein Strahl in deines Herzens Nacht.
Das weiß ich längst.
Ich grolle nicht, und wenn das Herz auch bricht,
Ich sah dich ja im Traume,
Und sah die Nacht in deines Herzens Raume,
Und sah die Schlang', die dir am Herzen frißt,
Ich sah, mein Lieb, wie sehr du elend bist.
Io non serbo rancore, anche se il cuore mi si spezza - amore perduto per sempre! Io non serbo rancore. Anche se tu splendessi nella luce del diamante, nella notte del tuo cuore non cadrebbe un raggio - questo lo so da tempo.
Io non serbo rancore, anche se il cuore mi si spezza. Ti ho visto in sogno,e ho visto la notte nel tuo cuore; ho visto il serpente che ti divora il cuore, ho visto, amore mio, quanto soffri.
La foto con la veletta musicale è del fotografo Eisenstaedt, anno 1937; nelle altre immagini, Frederica von Stade alla Scala nel 1981, Cherubino nelle Nozze di Figaro, con Samuel Ramey; tre foto di Teresa Berganza (da copertine di dischi, programmi della Scala, eccetera); infine, immagini dal film "Gertrud" di Dreyer.

2 commenti:

Amfortas ha detto...

Ciao Giuliano, ho letto con molto interesse tutti i post nei giorni scorsi, complimenti! Davvero non saprei che aggiungere, forse l’unica cosa sensata è un ricordo personale sulla Funeral March di Purcell, che ai tempi dell’uscita di Clockwork orange non conoscevo per nulla. Chiesi a mio padre, ma la prima risposta fu un rimbrotto perché ero andato a vedere un film così violento , che papà non aveva apprezzato (per usare un eufemismo!). Alla fine dopo varie lotte sono riuscito a spuntarla e ad avere le informazioni che m’interessavano. Tra l’altro dopo aver visto il film mi comprai anche il libro di Burgess e mi beccai un’altra lavata di capo.
Stavo riflettendo su come, oggi, sia estremamente più facile accedere a qualsiasi notizia, basta un clic e ti escono migliaia di risultati e link. Se penso ai soldi che ho speso io…
Eppure la stragrande maggioranza degli appassionati di lirica e musica in generale sa poco o nulla del passato anche recente! Mah…
Per restare un minimo in tema ho visto qualche tempo fa l’ultimo film del grande Woody: non mi è piaciuto però, come sai, il tenore Fabio Armiliato ha una parte piuttosto importante e se la cava piuttosto bene, direi che il suo è il personaggio più riuscito del film.
Allen ama la musica e anche la lirica, mi ricordo bene la colonna sonora di Match point, in cui imperversava Caruso, per esempio.
Ancora una cosa. Ricordo che papà mi diceva che ammirava sia Bergonzi sia Del Monaco, ma che il secondo era molto più “attore”. Impressioni, immagino, legate soprattutto alle opere che erano trasmesse in televisione. Oggi quell’attorialità fa un po’ ridere, perché in buona sostanza si tratta solo di facce truci e occhi spalancati, però, in effetti, a Bergonzi non riusciva neanche questo!
Ciao, a presto.

Giuliano ha detto...

devo confessarti che questi ultimi post a me sembrano un po' punitivi...
:-)
mi ero divertito di più con gli altri, insomma. Ma ormai sono agli sgoccioli, penso che per ritrovare un po' di materiale ci vorrà molto tempo.
Di Arancia Meccanica e di Purcell ho già scritto molto a suo tempo, fin da quando c'era il blog di Solimano - ma questo blog avrebbe bisogno di diventare un sito vero e proprio, di essere messo bene in ordine, eccetera, altrimenti non si trova più niente. Dovrei trovare un editore...(e magari anche un avvocato, chissà).
Il film di Allen non l'ho visto, però mi segno l'appunto; di Match point ho già parlato (malino) in uno dei post precedenti.
Per il resto, anch'io ho fatto una gran fatica a trovare le informazioni! Questa è la vera ricchezza del web, non solo wikipedia ma siti come www.lieder.org che consulto da sempre, meraviglioso.
Sembrerà una scemenza, ma nelle enciclopedie non c'è la discografia completa dei Pink Floyd, invece su wikipedia la trovi (mi fido molto meno di altre voci, non è che sia tutto oro ma ben venga!)
Come ricordo personale, una volta ero andato nella Libreria Francese di Milano (vicino al Duomo, oggi non ci sarà più) e avevo chiesto alle due commesse eleganti se potevo trovare i testi musicati da Ravel...Ne sono uscito pensando: la prossima volta chiedo direttamente due etti di prosciutto cotto, vista la faccia che hanno fatto...